Il subdolo confine che separa la perseveranza dall’ostinazione

Oggi parliamo del subdolo confine che separara la perseveranza dall’ostinazione.

E prendo spunto da un episodio che mi è capitato di recente mentre ero a mangiare la pizza con mio figlio.

In pratica, mentre aspettavamo, lui stava disegnando su un foglio di carta.

Così prendo una penna, e disegno la struttura del famoso tris, quel gioco che ai miei tempi si giocava col compagno di banco a scuola.

Beh allora facciamo la prima partita, e come 9 volte su 10 finisce in pareggio.

Sai com’è il tris: è un gioco talmente semplice che solo se ti distrai puoi perdere, altrimenti è sempre un pareggio.

C’è giusto UNA tecnica, UNA, che può funzionare A VOLTE, solo se l’altro è distratto.

In pratica, consiste nel mettere la X in un angolo se inizi tu.

Perché a quel punto, se il tuo avversario mette il pallino in qualsiasi punto che sia diverso da quello centrale, hai buone chance di vincere: basta occupare un altro angolo del tabellone, sperare che l’altro non la metta di nuovo al centro, e a quel punto ti sei creato 2 possibilità di vincere che non possono più essere battute.

Questa tecnica io da ragazzino non l’avevo letta su Google, ma a scuola la conoscevamo tutti, dopo anni e anni di partite.

E come previsto la conosceva anche mio figlio.

Così, giochiamo la seconda partita e lui mi fa “bene, ora inizio io”.

Chiaramente aveva in mente l’idea di fare quella strategia, perché parte mettendo il pallino in un angolo.

Io però lo noto, e metto la X al centro, in pratica assicurandomi il pareggio.

Ma lui cosa fa? Anziché controbattere alla mia mossa, prosegue la sua strategia, mettendo il pallino successivo in un angolo.

Io allora riempio uno dei lati, quello tra i suoi 2 pallini, e vado in modalità match point: dunque lui doveva per forza rispondere alla mia mossa o avrebbe perso.

E, invece, lui va avanti imperterrito con la sua strategia iniziale, e riempie un altro angolo.

Ovviamente io vinco la partita.

Ora: non è che questa fosse stata una partita stile finale di Wimbledon, così emozionante da essere degna di essere raccontata, ma mi ha ricordato subito un errore che si tende a fare nel business e su cui voglio mettere la tua attenzione.

L’errore è quello di seguire troppo a lungo e con ostinazione una strategia, magari una roba complessa che occorrono mesi o anni per portarla avanti, e di farlo senza essere consapevoli di come cambiano le cose intorno a te nel frattempo.

Voglio dire: pensare in modo strategico è di certo fondamentale, ma tutto sta a dove, nella strategia, metti il famoso milestone di controllo, quel punto dove verifichi come le cose stanno funzionando.

Se non inserisci questo, anzi questi “checkpoint” di controllo come parte integrante della tua strategia, o se li setti troppo avanti nel tempo, beh, in quel caso rischi seriamente di perdere il contatto con la realtà.

Cioè, può accadere che gli eventi sotto il tuo naso vadano in un’altra direzione, ma che tu sia così focalizzato in ciò che stai facendo, che non te ne accorgi nemmeno.

Ecco, questo apparentemente sembra un errore di quelli che capitano sempre agli altri, ma ti invito a rifletterci attentamente.

Io stesso non trovo facile capire quando è il caso di PERSEVERARE e quando è il caso di mollare.

Perché non è così semplice come nelle frasi motivazionali…

E questo perché è vero che PERSEVERARE può essere la chiave del successo, ma può anche essere la chiave del fallimento se ti ostini a portare avanti una strategia sbagliata, o che diventa sbagliata… magari perché cambiano le condizioni intorno a te.

Insomma: la perseveranza smette di essere qualcosa di buono quando diventa una cieca e dannosa ostinazione.