Come distruggere la domanda (bastarda) che blocca la tua voglia di fare!

Un caso molto frequente: hai un’idea di business, la esplori, inizi a crederci, hai voglia di fare, magari sai anche qual è il prossimo passo da compiere, che so io, un video su FB, un sito web, o chissà cosa.

Ma… ma non agisci.

Qualcosa ti blocca.

E questo qualcosa, sono pronto a scommetterlo, è una domanda: una domanda bastarda, bastardissima.

Una domanda che ti blocca più di un semaforo rosso.

E la domanda, una vera e propria domanda ATOMICA è: “E se poi non funziona?”

Eh sì, “e se poi non funziona” è veramente una roba rompipalle.

Ti si attacca alla testa come una zecca succhiasangue e ha il potere enorme di succhiarti la tu voglia di fare.

E se tu ascolti questa voce, è un gran casino.

Allora siccome TU NON SEI da solo… voglio dire, tutti hanno questa voce, IO COMPRESO… renditi conto che chi fa le cose, tutti quanti non solo tu, le fa “nonostante” “e se poi non funziona”.

Anzi se mi permetti voglio condividere con te il mio personalissimo metodo per attenuare questo effetto, magari può essere utile anche a te.

In pratica io combatto questa domanda catastrofica “e se poi non funziona” con un’altra domanda ANCORA più catastrofica In pratica è un boomerang di catastrofi.

Uso la bomba H contro la bomba atomica.

E la domanda che mi faccio è: “se dovessi morire prima di domani, questa giornata di oggi posso dire di aver fatto tutto il possibile per il mio progetto?”

Beh, estrema al punto giusto direi.

Perché sta domanda, almeno a me, riesce a farmi alzare, farmi muovere il C**O?

Beh, perché ha varie accortezze.

La prima è che mi ricorda che io posso effettivamente morire domani.

Tiè di nuovo! 😉

Cioè, non mi è dato sapere il giorno della mia morte.

Questo vuol dire che, effettivamente, potrei avere poco tempo per fare le cose.

Dunque è inutile rimandare: se sento di fare una cosa oggi, meglio farla e tanti saluti.

E secondo se noti questa domanda SE NE FREGA del risultato.

Cioè qui il risultato non è nemmeno dentro la domanda.

Non importa se le cose vanno bene o male.

Questo mi toglie la variabile “successo” dalla mente.

Ma contemporaneamente mi obbliga a fare una cosa: a fare il mio meglio oggi.

E se dico “il mio meglio” non posso mentire a me stesso.

Il mio meglio è il mio meglio, punto.

Dunque il risultato è che se io faccio VERAMENTE il mio meglio… che cavolo, qualcosa di buono dovrà pur succedere.

Beh, magari non sempre, ma almeno qualche volta sì.

Quindi il mio messaggio è: nella tua mentalità imprenditoriale combatti la “domanda atomica” con la “domanda H”.

Fagliela vedere a quella bastarda, e parti anche tu a fare ciò che sai che devi fare!