L’enorme valore di chi ha il coraggio di dire la brutale verità in azienda

Hai uno “scassabale” in azienda che, nel bene e nel male, ha il coraggio di dire sempre quello che pensa?

Nel dietro le quinte di oggi scoprirai il semplice, ma importante, motivo per il quale devi considerare simili individui delle risorse e non degli scomodi ostali.

Qualche tempo fa, come puoi immaginare, dovevamo scegliere uno sfondo per questi video che sto girando.

Così facciamo un po’ di ipotesi, e alla fine scegliamo di riciclare selvaggiamente i poster pieni di programmi mentali che, in un momento di euforia da messaggi subliminali passivi, avevamo disseminato in giro per l’ufficio.

Ma abbiamo pensato di non metterli uno accanto all’altro in modo ordinato… ma invece di comporli in modo, diciamo così, “creativo”.

Oppure, come direbbe, più correttamente, il MAESTRO Ferretti della serie TV Boris… “a cavolo di cane”.

Questa cosa, ti sembrerà strano, ma ha richiesto qualche ORA di lavoro… e tanta tanta pazienza.

A noi pareva una bella idea inizialmente, ma devo essere oggettivo: l’effetto in camera, con il livello di fuoco iniziale, non era bellissimo, perché in pratica uno anziché guardare il video, che già non è facile, stava lì a leggere il contenuto dei poster, che potevano non c’entrare una mazza con il video di quel giorno.

Però ci piaceva l’idea di avere uno sfondo del genere: un po’ perché era colorato e io mi vesto sempre di scuro… e un po’ perché dopo ore che ci lavori, ti fai piacere qualsiasi cosa.

Così facciamo un po’ di prove (eravamo in 3) e alla fine cerchiamo di guardare il video con occhi oggettivi.

Solo che sai com’è: tu puoi cercare di essere oggettivo finché vuoi, ma se hai lavorato ore ad una situazione, in qualche modo la tua speranza che vada tutto bene per non dover RICAMBIARE TUTTO di nuovo… beh, quello diventa un elemento che disturba il tuo giudizio.

Allora cosa abbiamo fatto: siamo andati in giro per l’ufficio a cercare la persona più “cruda” che fosse presente in quel momento.

E lo dico con un pizzico di orgoglio, formata a mia immagine e somiglianza.

Gli mostriamo il nostro lavoro, con un sorriso del tipo: “eh eh, è figo no? Guarda che figo…” e questa ci dice: “a me non piace.”

Ci dice: “no, i poster visibili così disturbano troppo. Assolutamente non va bene.”

E giustamente ci suggerisce: “meglio sfocare di più lo sfondo, o togliere tutto.”

Beh, ovviamente di togliere tutto, per partito preso… non ne avevamo nessuna intenzione.

Dunque abbiamo scelto di sfocare di più lo sfondo, che è vero che ormai era una soluzione adottata da diversi player nel mercato, ma dall’altra parte si distingueva nettamente dai video della piattaforma di video corsi, che erano tutti più o meno con lo sfondo bianco.

Ma il punto chiave del video di oggi non è tanto lo sfondo “a cavolo di cane” dei miei video.

È invece questo: quando questa ragazza ci ha detto “a me non piace”non è stata una bella notizia per niente, per nessuno dei presenti.

Gli sguardi che ci siamo scambiati in quel micro secondo dicevano chiaramente: “no eh,… non scherziamo…”

Ma io, percepita in un attimo quella situazione, mi sono subito precipitato a rinforzare la posizione di quella collega.

Come a dire: “boni… calmi… stiamola a sentire, vediamo se ha ragione.”

Insomma, ho cercato di rinforzare una cultura dove venga premiato chi ha il coraggio di dire una brutta verità, anziché chi, per il quieto vivere, preferisce tacere.

In pratica preferisco avere un team di “è oggettivamente così man”, anziché yesman.

Sì perché un collaboratore che ha il coraggio di dirti in faccia:

  • “quel concorrente offre un servizio migliore del nostro.“
  • ” questo prodotto che abbiamo messo sul mercato fa schifo”.

Beh di sicuro non è la cosa che ti riempie di gioia la giornata, ma è una risorsa molto preziosa per l’azienda.

Perché in azienda sentire una brutta verità… è molto più utile di sentire una bella bugia.