L’oscura verità sulle startup digitali (che nessuno ti dice!)

Oggi sono tutti pazzi per le startup digitali.

Di solito le si presenta come l’opportunità che consente ai giovani di realizzarsi grazie alla tecnologia.

Perché sembra che oggi, per una buona idea, ci siano un sacco di finanziatori pronti ad investire.

Ma allora questa moda delle startup digitali è una cosa buona, che fa bene al mercato?

Beh, in qualche caso si: ma c’è una “oscura verità” legata al mondo delle startup: qualcosa che la tua mente milionaria dovrebbe conoscere prima di scegliere se investire soldi in qualsiasi startup, grande o piccola che sia.

Allora: partiamo dalle basi.

In un mondo normale come si dovrebbe fare impresa?

Beh dovrebbe funzionare più o meno così.

Tu investi i tuoi soldi, che possono essere tuoi o di un gruppo di angel investors, su un’idea particolare.

E l’obiettivo di tutte le parti in gioco è che questa idea che cosa faccia?

Beh, produca altri soldi.

Abbastanza semplice no?

Insomma: il focus di tutti, sia il fondatore che gli angel investors, è generare PROFITTO.

Fin dal primo giorno se possibile.

E dall’altra parte invece?

Dall’altra parte c’è il mondo delle startup all’americana, che ha un focus totalmente diverso.

Stai a sentire come funziona: nelle startup all’americana, tu butti un sacco di soldi sopra un’idea, ma curiosamente qui l’attenzione di tutti non è sul creare profitto, è, invece, sul far crescere il più possibile il numero dei clienti o dei potenziali clienti: perché questo diventa per le startup digitali il più importante indicatore di valore.

Mi spiego meglio: se in un mondo normale un’azienda vale tanto quanto è in grado di creare profitti, ed è così che dovrebbe essere, nel mondo delle startup digitali le cose funzionano diversamente.

In quel mondo tutti, fin dall’inizio, cercano di slegare il VALORE della startup dal dato oggettivo, cioè dai soldi che la startup è in grado di generare, e cercano invece di legarlo ad altri dati diciamo così “soggettivi”.

Dati cioè che siano in parte manipolabili, magari perché proprio sono nelle mani della startup stessa.

Ad esempio: dati come la base clienti, l’entusiasmo che si genera sui social intorno alla startup, e altre cose del genere.

Insomma: tutto questo per arrivare ad avere un’azienda che cominci ad avere un valore percepito altissimo, nonostante non abbia mai prodotto alcun profitto.

Ecco, quello è il momento che il fondatore e gli angel investors che ci hanno creduto dall’inizio stavano aspettando: il momento in cui finalmente la startup è pronta a ripagare con gli interessi tutti gli sforzi profusi: il momento di quotarsi in borsa, quotarsi in borsa e vendere finalmente ad altri le quote della startup.

Ecco: questo era l’obiettivo di tutti quanti FIN DAL PRIMO ISTANTE.

Sì perché, quando arriva il momento di fissare il prezzo delle azioni, lì accade la magia.

Perché ovviamente, a quel punto, il prezzo della quotazione sarà un prezzo basato su tutto… tranne che sulla capacità dell’azienda di generare profitto.

Tanto il fondatore e gli angel investors sanno benissimo che gli investitori ragionano di pancia, e dunque la maggior parte di loro non si rende minimamente conto che sta comprando le azioni di un’azienda che non ha mai guadagnato un soldo in tutta la sua vita.

A quel punto naturalmente i fondatori e gli angel investors diventano ricchissimi, mentre gli investitori che hanno acquistato le azioni si ritrovano in mano un’azienda magari conosciutissima, ma senza un modello di business collaudato e che non è mai stata in grado di generare soldi.

E forse, non lo sarà mai.

Tutto questo per dirti che prima di osannare, o peggio ancora, di prendere come modello per la tua impresa una startup o il fondatore di questa startup, fai qualche ricerca per capire se stiamo parlando di un’azienda solida, con un buon modello di business, oppure di una trappola per investitori inconsapevoli: perché oggi c’è tanta tanta confusione in merito.

In realtà poi ci sarebbe anche un altro grosso problema, legato a questo modo “speciale” di fare impresa che usano le startup.

Ma di questo te ne parlo in un prossimo articolo.