Come evitare di sbagliare quando devi assumere un nuovo collaboratore?

Questa è la situazione reale di chiunque non sia la grande multinazionale di turno.

Allora, ad un certo punto hai un esigenza: devi assumere un nuovo collaboratore.

Allora tutti là fuori assumono il primo che passa, ma tu no!

Tu che hai un atteggiamento imprenditoriale, diciamo più sviluppato della media, beh, allora sicuramente hai letto diversi libri sull’argomento e quindi hai scoperto che devi assolutamente impegnarti ad assumere solo le persone giuste.

Sì perché tutta la letteratura del recruitment lo dice in modo molto chiaro, anzi non solo te lo dice, ma te lo fa giurare solennemente: mi impegno ad assumere solo player di serie A.

Sì perché, solitamente, tutti dividono i collaboratori in player di serie A, B e C.

Per farla breve: A sono quelli più fighi, B sono quelli nella media e C sono quelli che non vorresti mai avere.

Ora il problema cos’è?

Che nessuno arriva da te con il cartellino attaccato al collo, con sopra scritto la lettera.

Quindi sei tu che devi scoprire la lettera di ciascuno.

E come si fa?

Beh, ci sono i famosi round di colloqui, il test e tutta una serie di tool che ti aiutano in questo senso.

Ma alla fine, l’idea di fondo è molto semplice: senti 300 persone per questa posizione, con calma valuti quella giusta e ti prendi quella giusta in azienda.

Ecco, questo è il mondo dei libri e poi… e poi c’è la realtà.

La differenza principale tra la realtà e i libri è questa: di solito chi scrive libri sul reclutamento arriva da grandi multinazionali, quindi è gente che quando aprono una posizione poi fanno in gara in 300 per occuparla, e questo solo per il potere del brand.

Intendo: lavoreresti più volentieri in un’azienda grande, non lo so Telecom Italia, o nella piccola startup sotto casa tua?

Beh, anche a parità di condizioni, probabilmente avrai la percezione (e occhio che è solo una percezione) che nell’azienda grande guadagnerai di più, sarai più felice, avrai più opportunità.

Ed ecco che questa percezione, nonostante spesso sia tutt’altro che reale è il motivo per cui la grande multinazionale può contare su 300 candidati per una posizione mentre tu, piccola azienda, puoi contare su 30 candidati per una posizione.

Quindi cosa succede tipicamente?

Che tu ti sei messo in testa che vuoi il tuo player di serie A.

Quindi fai la tua selezione, finisci i tuoi 30 candidati, ma cavolo 30 candidati sono pochini, per cui alla fine capita spesso che su quei 30 candidati, beh sembra che non ci sia proprio nessuno di Serie A.

Sì, c’è qualcuno di interessante, ma sarà veramente di Serie A?

Mmm… a me sembra più un B+.

Boh, il problema è che però non ce ne sono altri.

Anzi, il problema vero è un altro ancora, cioè che tu hai un maledetto bisogno di riempire quella posizione.

C’hai messo tre mesi a racimolare 30 persone, investendo, sentendo agenzie, senza contare il tempo per fare tutti i colloqui.

Solo che, alla fine di tutto questo, non sei ancora sicuro del tuo uomo e nel frattempo il tempo passa e il lavoro si accumula.

Quindi come fare?

Beh, ecco che nella tua mente, in quel momento lì accadde qualcosa, d’un tratto il player di livello B, beh più ci pensi e più diventa B+, e poi ci pensi ancora e passa B+, a quasi A.

E a quel punto il tuo quasi A lo assumi e tanti saluti

E così cosa hai fatto?

Hai violato la regola n. 1 del reclutamento, che è molto molto semplice: assumi solo player di livello A in azienda.

Te la ripeto: assumi solo player di livello A in azienda

Perché se non lo fai, quello che succede è che ti stai creando dei casini che non finiscono più.

Tipicamente, infatti, il tuo B+ stiracchiato che è diventato un A-, spesso e volentieri si rivela essere in realtà un B-, non un B+, e magari alla fine addirittura un C.

Perché un B, se per caso ti sei sbagliato, può essere un po’ di più, quindi più verso A o un po’ di meno, cioè più verso C.

Quindi, se tu prendi un A, male che vada ti ritrovi un B, ma se tu prendi un B può capitare che ti ritrovi un C, e quando ti ritrovi un C è una cascata di casino che ti arriva in azienda.

Dunque, siccome questa cosa accade nelle piccole imprese, come si fa a evitare questa tendenza ad accettare qualcuno che sia sotto il livello A quando devi assumere qualcuno?

Beh, non è facilissimo farlo e non esistono soluzioni definitive, ma oggi da parte mia, a parte aver in piedi una serie di metodologie e di, diciamo così, di processi che mi aiutano a ridurre il problema, personalmente mi ripeto sempre una frase piuttosto semplice, è una frase che mi aiuta molto a fare la scelta giusta e che forse può aiutare anche te.

La frase è questa: Marshall ricordati che ogni volta che prendi un B in azienda hai impedito che quel posto lo prendesse una A che stava arrivando immediatamente dopo.

Ecco, questa frase a me aiuta molto ad andare avanti, quindi te la giro.

Tieni duro e non violare la regola numero uno.