È meglio essere ottimista o pessimista? La risposta ti stupirà!

Spesso sento dire che bisogna cercare sempre e solo l’ottimismo e che il pessimismo vada evitato, in ogni caso, come la peste.

Ma davvero le cose stanno in termini così semplicistici?

Sì, siamo nell’era dell’ottimismo, perché questa è anche l’era dei formatori, dei motivatori e dei coach.

Tra l’altro, e questo lo confesso, un po’ è anche colpa mia: io ho lavorato ANNI dietro le quinte in questo settore, quindi ne conosco le logiche molto bene e ho anche contribuito alla sua diffusione.

Ma insomma, il messaggio dilagante di questo momento storico è questo: “SE VUOI, P.. hmm… CE LA FAI.”

E la cosa paradossale è che tendenzialmente sono anche d’accordo con questo claim… cioè è pure vero… ma è vero in N tentativi.

È vero se ti prepari, è vero se ti sbatti se ti fai il mazzo, se ti prendi il rischio (che vuol dire che potresti anche non farcela), è vero se riesci a non mollare mai, eccetera.

Insomma: può essere vero se hai un atteggiamento imprenditoriale super programmato, cosa che il 99% delle persone NON HA.

Allora, vorrei farti riflettere su una cosa: l’ottimismo è spesso un’attitudine mentale che ti viene suggerita… al fine di venderti qualcosa.

Ma non parlo di coach e motivatori: no!

Parlo di roba molto più potente.

Ti faccio un esempio: in un certo periodo storico il governo italiano cercava di diffondere il messaggio: ITALIANI, RIPRENDETE A SPENDERE.

Il messaggio era: l’economia sta per riprendersi, abbiate fiducia.

Insomma: intanto spendete, poi si vedrà.

Ora, naturalmente questo era un tentativo di alimentare i consumi, che aveva dei tratti di genialità, perché in pratica si cercava di far riprendere i consumi, anziché con costose manovre macro economiche, con l’ottimismo!

Che era gratis.

Cacchio, se avesse funzionato era davvero una magia… diciamo che è stato un tentativo piuttosto ottimista.

Ma ci sono tante altre cose “GROSSE”, anzi grossissime, che sono accadute a causa dell’era ottimismo dilagante.

Ad esempio secondo la giornalista Barbara Ehrenreich, che con un nome che ricorda TERZO REICH non poteva che essere una ottimista nata, uno dei motivi della crisi del 2008 sarebbe stata proprio l’irrazionale ottimismo di quelli che pensavano che quelle operazioni finanziare farlocche, cioè i mutui subprime, sarebbero state in piedi.

Della serie: “sì sì, dai te lo diamo il mutuo, tanto ce la farai a pagarlo, noi abbiamo fiducia in te.”

Ma anche in piccolo, nella mia piccola esperienza di impresa, ho visto robe del genere.

Mi succedeva quando il mio team commerciale aveva a che fare con persone che magari volevano acquistare un corso a rate, sapendo di non avere nemmeno un lavoro, e perché?

Perché siccome stavano partendo con un nuovo strampalato progetto rivoluzionario, erano ottimisti che a breve avrebbero guadagnato un sacco di soldi.

Inutile dire come finiva 9 volte su 10 vero?

Insomma: l’ho già detto in un altro articolo dove parlavo di “pensiero negativo”, facendo un ragionamento un po’ più accademico che era legato solo al business, ma qui te lo ridico più in generale: “essere ottimisti non è un pregio da perseguire, essere ottimisti è una DEVIAZIONE della realtà, proprio come lo è essere pessimisti.”

Ostinarsi di vedere le cose, in un modo o nell’altro, porta danni in entrambi i casi.

Essere sbilanciati non va mai bene, una mente imprenditoriale ben settata cerca il PERFETTO EQUILIBRIO, che per inciso è una cosa difficilissima e su cui occorre allenarsi parecchio, meglio se con l’aiuto di qualcuno, meglio se in un mastermind.

Insomma: la scelta non è tra bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto… il bicchiere è pieno a metà. Punto.

Non importa come lo chiami, l’importante è che sei consapevole che è pieno a metà.

Né più né meno.

Oppure, se vuoi, puoi spostare il focus, come suggerisce Natalino Balasso: “diciamo che di fronte a un bicchiere mezzo vuoto, o mezzo pieno, ho sempre cercato di capire chi si è fregato la bottiglia.”