Perché paragonarsi agli altri è un’abitudine nociva?

Paragonarsi agli altri è una TRAPPOLONA incredibile, che è sempre esistita ed esisterà sempre, ma forse, è la controindicazione più grande di questo mondo social.

Il fatto è questo: tutti, dal primo all’ultimo, abbiamo la tendenza naturale a comparare noi stessi con il mondo che ci circonda.

Perché? Per il semplice motivo che cerchiamo, in questo modo, di valutare il nostro operato rispetto all’ambiente in cui ci troviamo.

Cioè capire quanto stiamo facendo bene o quanto stiamo facendo male.

E non possiamo farne a meno!

Perché la comparazione è parte del “codice sorgente” con cui è costruita la nostra mente.

Cioè la mentre è DUALE per definizione, in pratica conosce in base agli opposti.

Alto è un concetto che comprendi perché c’è il basso.

Amore, perché c’è odio.

E così via.

Ma non solo, paragonarsi è anche un programma che è registrato nella nostra mente, in modo fortissimo, fin da quando eravamo bambini.

Ti sarà capitato sicuramente: “Ecco, tuo fratello è più bravo di te, guarda che voti prende.”

Insomma, il problema è questo: ormai ci sono diverse ricerche scientifiche che hanno ampiamente dimostrano che paragonare se stessi agli altri porta a emozioni che tutto il mondo buddhista definirebbe “disturbatrici”.

Cioè, emozioni che disturbano la nostra vita e TOLGONO percentuale di successo in ciò che facciamo.

Non solo, gli stessi studi dimostrano che paragonarsi agli altri è un gioco dove PERDI sempre, qualsiasi sia l’esito della comparazione.

Infatti, se ti senti inferiore, gli effetti collaterali sono depressione, senso di inadeguatezza, e altra robaccia del genere.

Col risultato di non aver voglia di fare, meno energia, e addirittura un maggior rischio di ammalarsi.

Se invece ti senti superiore gli effetti collaterali sono la sensazione di essere arrivato e quindi, di nuovo, meno voglia di fare e di impegnarti a raggiungere il livello successivo, più difficoltà a relazionarti con gli altri in modo sano, e anche un certo senso di dipendenza da questa superiorità rispetto agli altri.

Da tutto questo deriva poi l’esigenza di mantenere la posizione.

Un’esigenza che potrebbe poi portarti a fare scelte sbagliate, tipo il famoso “passo più lungo della gamba”.

Dunque, visto che questa pratica è registrata in modo così forte nella nostra mente, ed è tanto dannosa da qualsiasi parte la guardi, come possiamo uscirne?

Beh, l’unica è sfruttare la dualità della tua mente a tuo vantaggio.

Cioè, lasciala pure paragonare, che è il suo mestiere, ma con un focus diverso.

Anziché paragonare te stesso agli altri, paragona te stesso al te stesso di qualche anno prima.

Cioè chiediti: “Quali progressi ho fatto in quest’area, rispetto a me qualche anno prima? Dove posso migliorare ancora?”

Ecco, fare questo non solo è più sano, perché mette il focus su di te, l’unica persona al mondo che ha vissuto la tua storia, i tuoi problemi, e che è partita da QUEL punto preciso dove sei partito tu.

Ma in più, come effetto collaterale, ragionare in questo modo trasforma anche la tua tendenza a paragonarti agli altri.

Sì perché, se inizi a mettere il focus sul te stesso di ieri, oggi e domani, a quel punto gli altri diventano dei motivi per prendere spunto, che in fondo è l’unico effetto positivo che può avere guardare cosa fanno gli altri.

Cioè, gli altri possono darti IDEE su cosa puoi fare tu della tua vita, un po’ come fossero il menu di un ristorante.

Possono aiutarti a capire dove puntare la tua rotta, ma con l’accortezza di fare le cose a tuo modo e secondo i tuoi valori.

Perché ricorda, se la tua vita fosse una gara, l’unico concorrente con il quale potresti giocartela VERAMENTE ad armi pari… sei tu.