Perché a volte è meglio mollare piuttosto che perseverare?

Il famoso Vince Lombardi diceva: “i vincitori non mollano mai, e quelli che mollano non vincono mai”.

Beh, questa è una bella frase ad effetto adattissima alle bacheche di Facebook: peccato che, nella realtà dei fatti, sia fondamentalmente falsa.

Infatti, e ci sono diverse ricerche che ne parlano, ad esempio una della Carnegie Mellon University, pare che saper mollare qualcosa al momento giusto renda le persone mediamente più sane e felici di chi si ostina ad andare avanti in modo inconsapevole.

E questo vale per tutto: dal business, ai matrimoni, alle amicizie dannose e molto altro.

Insomma, nel mondo vero, non quello delle frasi motivazionali, arriva un punto in cui devi saper valutare in modo efficace se “il gioco vale la candela”, o se vale ANCORA la candela, perché non è sempre così.

E, per dirla tutta, non è nemmeno facilissimo capire quale sia il confine tra questi due mondi.

Sì, non è facile capire quando abbia senso perseverare e quando abbia senso mollare.

Per questo oggi ti offro un metodo che potrebbe esserti utile: un metodo che ho usato anche io di recente su un progetto, per capire io stesso se avesse senso proseguire oppure no.

Tra l’altro quello che propongo oggi non è un metodo che ho inventato io, infatti l’ho preso da un certo Grand Halvorson, uno psicologo del Wall Street Journal.

Cosa suggerisce di fare Grand?

Molto semplice: suggerisce di stimare in modo il più possibile accurato quali risorse siano necessarie per ottenere un certo risultato, e questo dal punto di vista di 3 indicatori precisi:

– Tempo
– Soldi
– e lavoro che sarebbe richiesto per arrivare a termine.

E poi, una volta fatte le stime nel modo più accurato possibile, farsi la fatidica domanda: ovvero, io posso realisticamente avere accesso o queste risorse che sono necessarie per ottenere il risultato?

Cioè, posso io avere accesso al tempo sufficiente e ai soldi sufficienti per arrivare lì dove voglio arrivare?

E che prezzo sono disposto a pagare per avere accesso a queste risorse?

Cioè, cosa sono disposto a fare per ottenere quel risultato in termini di mio impegno, di lavoro richiesto, e di tutto quanto ne consegue?

E soprattutto: quand’anche alla fine ottenessi ciò che voglio, l’impatto di tutto questo sulla mia vita e sul mio umore quale sarebbe?

Alla fine potrò dire che il gioco è valso la candela?

Ecco, in pratica quello che fai con questo sistema è creare una specie di bilancia: da una parte ci metti l’impegno richiesto per ottenere qualcosa, e dall’altra metti quanto sei disposto a sacrificare per ottenere quel qualcosa.

E poi trai le tue conclusioni.

Vedi, questo metodo è figo perché ti costringe a buttare giù numeri veri.

E, anche se fossero stime, è sempre meglio stimare che non stimare.

Dunque butti giù le ORE di lavoro necessarie.

Butti giù i GIORNI in cui non vedrai la tua famiglia.

Stimi i SOLDI che ti dovrebbero servire per arrivare lì.

E poi, numeri alla mano, prendi una decisione.

Una decisione che sarà senza dubbio più oggettiva, rispetto a quella che avresti preso in modo emotivo e nella nebbia più totale.

Perché ricorda: così come è un errore mollare quando dovresti proseguire, è un errore anche proseguire quando dovresti mollare.