Quanto conta davvero il talento per sfondare?


Quanto conta la predisposizione naturale, o talento, per riuscire in un’impresa?

Oggi ti racconto la storia di un ragazzetto adolescente nato in India, in un villaggio contadino.

Con una caratteristica però: questo qui è un gigante, tanto che a 13 anni è alto 2 metri e 11, cioè mica noccioline.

Ora, non so se lo sai, ma l’india è un mercato molto importante per l’NBA americana, visto che conta milioni di persone pronte a comprare merchandising.

Il problema? Il problema è che sti Indiani giocano tutti a squash, e del NBA se ne fregano bellamente.

Ma gli americani sanno bene che tutto può cambiare nel momento in cui un singolo giocatore indiano arrivasse a giocare in NBA.

Questo Satnam, essendo molto alto, è senza dubbio un buon candidato, il problema è che fino a 9 anni non ha mai usato una palla da basket in vita sua.

Tuttavia la federazione basket indiana, una roba con infrastrutture imbarazzanti, inizia ad allenarlo come meglio riesce, finché miracolosamente non riescono a far venire un talent scout americano a dare un’occhiata.

Il talent scout vede questo Satnam, e vede che questo gioca in modo veramente imbarazzante.

Ma naturalmente si impressiona per il potenziale fisico immenso.

Così decide di prendere Satnam e portarlo negli Stati Uniti, in una accademia ultra selettiva pensata per trasformare talenti in veri giocatori di basket.

Il problema è che di solito in quell’accademia vengono ragazzini che hanno iniziato a giocare a basket a 3 anni e arrivano lì che sono già dei mezzi fenomeni.

Satnam, invece, fino a 10 ancora non sapeva le regole del basket, e a 12 è ancora un giocatore decisamente sotto la media.

Tuttavia Satnam vuole riuscire.

Vuole onorare il sacrificio della famiglia e la promessa che ha fatto prima di partire, di renderli fieri.

Satnam: “Mio padre mi disse: Satnam, ora hai responsabilità su tutto: verso la tua famiglia, verso i tuoi allenatori, per questo Paese. Gli ho detto: Sono tante.”

Così non molla un centimetro.

Da parte loro gli americani gli procurano i migliori allenatori, e non solo di basket.

Gli insegnano a stringere le mani agli scout del NBA, a parlare in convegni per impressionare i selezionatori, lo vestono in modo cool per sembrare un giocatore di livello.

Insomma, tentano di programmare la sua Mentalità Imprenditoriale senza sosta, in ogni singola occasione, e tutto per prepararlo ad un solo singolo momento che deciderà la sua storia: il draft NBA 2015, l’evento trasmesso in tutte le tv nazionali dove le squadre scelgono i giocatori per la stagione successiva.

Il momento arriva: un Satnam ormai 20enne, una persona adesso colta, focalizzata, totalmente diversa dall’indiano contadino che era arrivato negli USA, può essere il primo uomo indiano nella storia a partecipare ad una squadra NBA professionista.

Ma il draft inizia, e il tempo passa.

E Satnam non viene chiamato.

Ormai rimangono solo poche squadre in lista e l’agente di Satnam ha quasi perso le speranze.

Finché, arrivati alla 52esima scelta, cioè una delle ultime, una squadra minore, i Dallas Maverick fa il suo nome: Satnam Singh Bhamara.

Satnam ce la fa: è il primo giocatore indiano nella storia a giocare in NBA.

Ora, aldilà del basket, questa storia che ti consiglio di mantenere viva nella tua Mente Imprenditoriale, può farti notare una cosa importante: se un contadino che fino a 12 anni non aveva praticamente mai visto una palla da basket… può giocare, dopo solo 8 anni di addestramento, in NBA, cioè la massima e più competitiva serie di basket del mondo, beh allora non importa chi sei tu, o cosa hai fatto fino all’altro ieri.

E non importa neanche se credi di avere o meno un talento straordinario, perché ciò che conta veramente è qualcosa d’altro…

Se vuoi creare un’impresa che funziona, se vuoi realizzare il tuo progetto, la ricetta è semplice: trova i migliori maestri, mettiti nelle migliori condizioni e, soprattutto, impegnati come se non ci fosse un domani.

Non è detto che arriverai dove vuoi arrivare: ma alla peggio ci andrai molto vicino.