Quando devi concedere fiducia fai attenzione ai “vasi comunicanti”

 

Oggi voglio parlarti di un errore.

Un errore che ho commesso qualche settimana fa e che riguarda l’argomento del concedere fiducia.

Se hai letto i miei articoli precedenti, sai già che quando si tratta di dare fiducia a qualcuno è opportuno avere una qualche strategia di concessione fiducia.

Nel mio caso uso la strategia chiamata “sandbox”, cioè inserisco la persona in un’area virtuale, all’interno della quale concedo pezzettini di fiducia giorno dopo giorno.

In pratica è come se io avessi una sorta di contratto a tutele decrescenti.

Ora, questo meccanismo nel mio caso funziona abbastanza bene, anche se non è infallibile, ma bisogna fare attenzione ad un fenomeno chiamato “il fenomeno dei vasi comunicanti”.

Ti spiego come funziona con un esempio: qualche settimana fa ero a cena con Valentina, una persona di cui ho scelto di fidarmi, e Valentina mi porta, insieme a cena, con un signore chiamato Giovanni, il quale aveva delle domande da farmi riguardo il mio modello di business, perché anche lui aveva intenzione di utilizzare il business su internet e quindi cercava da me delle informazioni.

Ora, naturalmente qual è stata la mia equazione mentale per concedere fiducia in quetso caso?

Io mi fido di Valentina, Valentina si fida di Giovanni, io mi fido di Giovanni.

Questa è la classica legge dei vasi comunicanti.

Quindi, durante quella cena, Giovanni mi fa delle domande piuttosto precise e puntuali sul mio business e io scelgo di condividere delle cose, senza troppi freni, diciamo così.

Non ho detto niente di trascendentale, ma comunque sono stato più aperto di quanto non sarei stato con un estraneo.

Fatto sta che qualche giorno dopo mi accorgo che Giovanni, prima ancora dell’incontro con me, aveva già un incontro schedulato con un mio competitor.

Quindi, a quel punto, prendo il telefono chiamo

Valentina e le chiedo se cortesemente:

1) La prossima volta mi avvisa.

2) Giovanni magari non va a rivelare delle informazioni che gli ho girato in modo forse un po’ imprudente.

Ora, la cosa per la cronaca si è conclusa molto bene, quindi è stato tutto semplicemente un qui pro quo e nessuno voleva fare niente di, diciamo così, scorretto.

Tuttavia questa è stata una lezione, soprattutto per me, perché certo non me la potevo prendere con le parti in causa, ma con me che in qualche modo non ho violato la regola che mi ero dato sulla fiducia, ma comunque l’ho un po’ bypassata, l’ho un po’ allungata.

E da che cosa mi sono fatto fuorviare?

Mi sono fatto fuorviare dall’aspetto dei vasi comunicanti.

Cioè, io mi fido di te tu ti fidi di un altro.

Ma quello di vasi comunicanti è un aspetto un po’ subdolo e il motivo principalmente è questo: che io posso avere, da parte mia nei confronti di una terza persona, tutta una serie di strategie affidabili per assicurarmi che la fiducia che concedo sia ben riposta, ma non è detto che l’altra parte della quale io mi fido abbia le stesse accortezze nei confronti di una terza parte ancora.

Perciò quando devi concedere fiducia, e non solo in questo caso, fai sempre attenzione a non cadere nella trappola dei “vasi comunicanti”.