I 7 segreti del successo dietro il musical “Notre-Dame de Paris”

Oggi parliamo di un successo imprenditoriale senza precedenti: parliamo del musical “Notre-Dame de Paris“.

“Notre-Dame de Paris”, nel caso non lo conoscessi, è uno dei musical più di successo della storia dell’imprenditoria.

Guarda, te lo dico senza alcun dubbio, da imprenditore ritengo che chiunque faccia business dovrebbe guardare e riguardare quest’opera con occhi molto attenti, e lo dice uno che normalmente, lo confesso, odia il musical.

Perché qui non stiamo parlando di un semplice musical.

Iniziamo con raccontare qualche numero: “Notre-Dame de Paris” è uno spettacolo che va avanti da 15 anni, solo in Italia, a parte essere stato tradotto in 7 lingue, aver girato non so quante nazioni, e a parte il fatto che in questi quindici anni, solo in Italia, i dati che ho trovato io parlano di 3.800.000 spettatori.

Ma occhio, non 3 milioni di persone che ne hanno sentito parlare, ma 3 milioni di persone che si sono sbattute per andare a vedere uno spettacolo, hanno pagato un biglietto e tutto quanto ne consegue.

E hanno pagato questo biglietto non per vedere uno spettacolo facile o di massa, come normalmente si fa con il cinema ad esempio, ma per vedere un musical, che è un genere di nicchia per definizione.

Ora, voglio farti riflettere su una cosa curiosa: in Italia la popolazione tra i 15 e i 64 anni, diciamo la popolazione che può pagare per andare a vedere uno spettacolo, è di circa 38 milioni di persone.

Questo significa che, se non contiamo il pubblico ripetuto, circa l’8% degli italiani sono andati a vedere dal vivo questo spettacolo.

Ora, a volte le percentuali non rendono bene l’idea di come sia la realtà, per capire bene cosa significa questo guardati intorno e conta ogni 11-12, forse 13 persone che vedi…TAC:  questo qui è andato a vedere, non ha sentito parlare, è andato a vedere lo spettacolo “Notre-Dame de Paris” dal vivo.

Ora, se sei serio nel voler fare business, hai la fortuna di vivere in quest’epoca dove esiste una roba del genere… e non puoi ignorarla!

Lì dentro c’è tanta roba da imparare, veramente tanta.

Questi qui hanno creato la tempesta perfetta… e la tempesta perfetta non si crea a caso.

Per questo nell’articolo di oggi, voglio darti alcuni spunti da far notare al tuo team, giusto nel caso anche tu, come ho fatto io con i miei ragazzi, ho voluto presentare loro la visione dello spettacolo, magari con un occhio particolare.

Così ho potuto far notare loro gli atteggiamenti delle menti imprenditoriali che hanno prodotto un risultato di questo tipo.

Infatti, nella mia presentazione che ho fatto loro, ho voluto evidenziare 7 caratteristiche chiave da installare nella propria mente, e che sono tra le molte responsabili di questo successo clamoroso.

Iniziamo: allora la prima caratteristica chiave è…

Sì, il primo elemento che voglio mettere alla tua attenzione è il coraggio di seguire il proprio istinto, ma non l’istinto cieco, no un istinto ben addestrato da anni di preparazione.

Sì, perché anche l’istinto si addestra.

Pensa che l’autore delle musiche, il nostro Riccardo Cocciante, racconta che quando ha scritto “Notre-Dame” non l’ha scritto per vendere, l’ha scritto perché fosse eccellente, l’ha scritto perché voleva creare la sua opera di livello superiore, senza compromessi.

E una volta finita l’opera, poiché gli pareva così a orecchio roba buona, allora l’ha fatta sentire ad un produttore.

Cocciante racconta che questo qui è rimasto zitto ad ascoltare le musiche per tutto il tempo, mentre Cocciante suonava il pianoforte.

Non ha detto una parola, ma alla fine senza mezzo dubbio nella mente, e questo è l’istinto allenato, cosa fa?

Guarda Cocciante e gli dice: “questo è un capolavoro, vi finanzio io!”

Quindi istinto sì, capire che una cosa funzionerà, anche senza dati, ma funziona, questa cosa dell’istinto, perché hai addestrato la tua mente negli anni a riconoscere ciò che ha chance di successo, da ciò che non le ha.

Ma veniamo adesso alla seconda caratteristica chiave del successo di “Notre-Dame”.

Quante volte tu, di fronte al tuo progetto, non hai avuto il coraggio di investire, magari poche migliaia di euro, perché avevi paura di perderli.

O addirittura non ha investito il tuo tempo, perché pensi di averne poco.

Beh, questo imprenditore francese, che ha finanziato Notre Dame, non ha pensato di costruire una cosa “così tanto per fare”.

No no, ha investito pesante, perché sentiva che era il caso di farlo, e quando dico “pesante” intendo una porzione del suo capitale che se l’avesse persa l’avrebbe messo in difficoltà.

È così che è partita la versione francese dello spettacolo: con la capacità di prendersi rischi importanti, ma in realtà è con la versione italiana dell’opera che emerge un’altra caratteristica chiave di questo successo.

La caratteristica numero 3…

Infatti, chi ha portato lo spettacolo in Italia è stato un certo David Zard.

Ora, quando Zard ha portato lo spettacolo in Italia questo era già un successo in Francia, quindi potresti pensare che il suo rischio fosse minore, perché il prodotto aveva già dimostrato di funzionare, ma non credere che, per questo motivo, portare un’opera come “Notre Dame” in Italia fosse esente da casini.

Il problema, infatti, era che “Notre-Dame” in Francia aveva funzionato, ma su un pubblico diverso e con un investimento di risorse molto elevato.

Cioè qui si giocava su numeri grandi perché la cosa avesse un senso economico, occorreva fare tutto giusto e investire un sacco di soldi.

Tanto per dirne una, in Italia non c’era un teatro abbastanza grande per contenere quelle coreografie.

Bisognava costruirlo.

In Italia non si sapeva se il numero di spettatori minimi, per cui l’operazione avesse un senso, avrebbero potuto venire a vedere un musical teatrale

In fondo, non era mai successo prima.

E purtroppo, perché il business avesse davvero senso, Zard parlava di ottenere almeno un milione di spettatori… un milione!

Cosa ci insegna Zard qui?

Che se senti che questo è il tuo treno, non importano i pareri degli altri, se non l’ha mai fatto nessuno non vuol dire che tu non debba farlo per primo.

Ovviamente questo non significa essere sprovveduti, infatti Zard aveva già portato un certo Michael Jackson in Italia, cioè non era l’ultimo arrivato, ma se la tua competenza e il tuo istinto, allenati in una vita di preparazione, ti dicono di seguire quella strada, beh non c’è ostacolo che ti dovrebbe fermare.

Se c’è un problema, e ci sarà di sicuro, allora mettiti al lavoro per risolverlo… senza se e senza ma.

Ma ovviamente non basta nemmeno questo per costruire un successo di questa portata, sì perché qualsiasi grande progetto, perché funzioni, ha bisogno di una cosa, e questa cosa è una qualità di esecuzione quasi perfetta.

E per eseguire uno spettacolo con musiche e coreografie così maestose servivano interpreti di livello A.

E qui veniamo alla quarta caratteristica…

Chi sono i player di livello A?

Sono quei player, quelle persone, che fanno la differenza in azienda.

È gente smart, gente in gamba, gente che sa risolvere i problemi e che dà tutto per la causa.

Ma trovare player di livello A, anche se ti chiami Zard, non è per nulla facile.

Perché di gente così ce n’è poca, veramente poca.

Pensa che si parla di più di 2000 persone sentite, durante le audizioni, per scegliere 15 persone soltanto.

Uno sforzo incredibile, allo scopo di trovare giovani talenti, ma non giovani talenti normali, giovani talenti che avessero un desiderio bruciante di essere eccellenti.

Talenti che morivano dalla voglia di creare qualcosa di grande.

E per farti capire quanto questo fosse vero, ti racconto solo questo aneddoto: Cocciante, che su questo non accettava niente di meno di un player A+++, dopo una marea di audizioni non era ancora perfettamente contento di chi aveva per il ruolo di Esmeralda nella versione italiana.

Così senti cosa fa: si ricorda di una certa Lola Ponce che aveva visto qualche tempo prima per un’audizione in un’altra lingua, quindi la fa chiamare.

E questa qui viene a provare per fare l’audizione italiana.

Ora, non pensare che sia scontato anche da parte della Ponce fare questa azione.

In fondo questa qui veniva dall’Argentina, ma senza colpo ferire prende un aereo e il giorno dopo si presenta lì, davanti a Cocciante.

Lei arriva e Cocciante, ancora una volta segue il suo istinto, la vede e in un attimo capisce che la parte doveva essere la sua.

Quella era l’Esmeralda che cercava.

C’era solo un problema: questa qui non sapeva una sola parola di italiano, e in poco più di un mese doveva imparare tutto da zero.

Così le dicono: “Te la senti?”

Ecco, tutto il resto è storia.

Ma senza un forte desiderio da parte della Ponce e senza la volontà di Cocciante di scegliere solo player A++, questo non sarebbe mai accaduto.

Ma, a proposito di talenti, anche con tutta la buona volontà del mondo, la Ponce senza un ingrediente magico non sarebbe mai diventata Esmeralda in così poco tempo.

E qui veniamo ad un’altra caratteristica vincente di “Notre-Dame”, caratteristica 5…

In buona sostanza questi qui si sono fatti un “mazzo quadrato”, hanno assunto uno staff di trainer dalla voce, al canto, al ballo e gli hanno detto: “trasformate questi talenti in dei fuoriclasse assoluti”.

E così è stato, parliamo di mesi e mesi di prove.

Dove il team è stato insieme per 10-11 ore al giorno, e Dio solo sa che mazzo si sono fatti questi perché tutto fosse a posto prima della Prima.

Prove su prove, sono sicuro a tratti estenuanti, alla ricerca di una sola cosa… la perfezione!

Niente di meno della perfezione.

Io personalmente sono rimasto stupito quando ho saputo che lo staff che aveva già fatto migliaia di repliche anni prima, per riallenarsi nella edizione di 10 anni successivi ci ha messo un mese.

Un mese di preparazione nuovamente anche 10-11 ore al giorno, due settimane di solo canto, una settimana di sola recitazione, e poi via con le prove generali.

E questo dopo che hai fatto uno spettacolo che ha fatto più di 1000 repliche dal vivo, quindi dovresti saperlo no a memoria, anzi più che a memoria.

Ma questo era necessario, anche perché, e qui veniamo ad un altro elemento importante, non c’è niente da fare, l’imprenditore deve prevedere che, se qualcosa può andare male, deve tenere in considerazione che ci andrà, e prendere delle serie contromisure prima che ciò accada.

E questo ci porta ad un altro interessante aspetto il punto numero 6…

Ecco, “Notre-Dame” è uno spettacolo terribilmente complesso.

Tanto per dirne una, ad un certo punto in scena ci sono degli oggetti pesanti, delle campane che oscillano in mezzo a gente che canta e balla e si sposta.

E quando le cose uscivano in un ambiente incasinato in diretta, può succedere di tutto.

Eppure in “Notre Dame” è tutto così perfettamente pianificato, che tutto fila sempre liscio.

A me, da imprenditore, vengono i brividi.

Mi vengono in mente ogni volta le migliaia di cose che per singolo spettacolo potrebbero andare storte, e tutti i sistemi che gli autori hanno creato per fare in modo che dal caos si ottenga un risultato prevedibile.

In “Notre Dame” ogni “virgola” è pensata, ogni movimento, e questo ci porta alla caratteristica successiva, numero 7…

Tanto per dirne un’altra, gli organizzatori non hanno pensato di fare uno spettacolo che andasse una volta e poi si fermasse lì, no!

Avevano fin da subito pensato a qualcosa che potesse sostenere un alto numero di repliche, ma questo creava un problema in più: gestire il rischio malattie e infortuni.

Cioè che succede se uno sta male? Mica possono sospendere tutto.

Nel loro caso, non succede niente, perché nota l’arguzia: loro hanno promosso lo “spettacolo”, non il singolo cantante… uno sta male hanno pronto il backup, addestrato come un ninja anche lui.

Sennò, con tutti quegli interpreti, qualcuno che sta male e far sì che lo spettacolo salti sarebbe stata una probabilità troppo alta.

E quindi anche le cosiddette riserve, che poi riserve un cavolo, erano e sono tutti fenomeni, dal primo all’ultimo.

Ecco, per tutti questi motivi, io guardo “Notre-Dame” e non vedo un musical stile Disney, vedo una delle più grandi lezioni di business che si possa vedere per una mente milionaria.

Per questo quando ho mostrato lo spettacolo al mio team, in ufficio da me, anche i più scettici, anche quelli che dicevano, come dico anch’io tra l’altro “che palle i musical!”, si sono avvicinati e hanno apprezzato la maestosità di “Notre-Dame”.

Hanno capito che una cosa così, chi fa impresa, deve guardarla in religioso silenzio.

E ascoltare, e notare, gli ingredienti che hanno creato quel successo.

Ingredienti che ti riepilogo:

  • istinto allenato
  • capacità di prendersi dei rischi
  • non fermarsi davanti a nulla
  • solo Player di livello A
  • formazione di alto livello
  • pianificazione estrema
  • e prevedere gli imprevisti

Questi 7 naturalmente sono solo alcuni degli ingredienti che hanno reso possibile un’opera come questa, ma se posso riassumere tutto con un unico grande concetto madre probabilmente sarebbe il seguente: quando pensi a costruire il tuo business, non ragionare come se stessi preparando una normale costruzione, pensa, invece, che stai costruendo la tua “cattedrale”; qualcosa che può lasciare il segno, qualcosa che può essere d’esempio per i mesi e per gli anni a venire.

Questo ti darà l’atteggiamento, la voglia di fare bene che ha caratterizzato l’intero staff di “Notre-Dame”.

Magari non farai 3 milioni di clienti, ma magari sì.

E in ogni caso direi che vale la pena tentare.