Recentemente ho avuto il piacere di cenare con un certo Federico Grom: ecco se il nome non ti è nuovo c’è un motivo.
GROM è infatti il nome della catena di gelaterie che Federico ha fondato insieme al suo socio Guido Martinetti.
Ecco, giusto per contestualizzare un attimo: qui non parliamo di gente sprovveduta.
Parliamo di menti imprenditoriali ad 8 cifre, come piace dire a me.
Pensa che, in meno di 8 anni, l’azienda Grom è arrivata a fatturare ricavi per oltre 23 milioni di euro, che non è uno scherzo per chi, in fondo, sta vendendo gelati da pochi euro cadauno.
Ora ci sono tantissime cose interessanti sulla storia di Grom e la sua esplosione, e se sei interessato a saperne di più ti suggerisco di leggere il loro libro “Grom. Storia di un’amicizia, qualche gelato e molti fiori”.
Ma tra tutte le cose che sono responsabili del successo di Grom, ce n’è una in particolare che è inusuale vedere in una società che raggiunge questi livelli
Ovvero il forte legame di amicizia, estrema fiducia e rispetto professionale che c’è tra Federico Grom e Guido Martinetti, i due soci fondatori.
Ecco, attenzione qui, a non fare il classico errore di dire “eh, ma per loro è facile, l’azienda ha funzionato e c’erano soldi per tutti”.
Beh, in realtà le cose non sono così semplici: primo perché in un rapporto di oltre 10 anni le aziende vivono momenti di tutti i tipi: momenti buoni, grandi casini, e tutte le gradazioni di grigio in mezzo.
E poi, perché quando le cifre in gioco raggiungono i 7 zeri, beh, se le cose non sono fatte bene fin da subito i casini tra i soci sono il più classico dei classici.
Allora mi sono chiesto: cosa ha fatto Grom di diverso dagli altri per creare questa relazione sociale così solida e di successo, capace di consolidarsi anno dopo anno?
Beh, niente di meglio che chiederlo a Federico stesso, che molto gentilmente ha condiviso con me questa sua regola operativa.
La regola è questa, fai attenzione: nel momento in cui scegli di sposarti, e proprio in quel momento lì, è il giorno che devi discutere dell’eventuale divorzio.
Ma occhio non devi parlarne così tanto per parlarne.
No no, devi andare a definire tutto nei minimi dettagli.
Della serie: come ci dividiamo i pani e pesci in caso di divisione?
Chi mette l’ultima parola in azienda in caso di stallo? Cosa succede se vendiamo, a chi va cosa, eccetera.
Insomma, bisogna mettere le mani seriamente in quell’eventualità che probabilmente nel momento in cui inizi la società NESSUNO vorrebbe nemmeno valutare.
Ma invece, è importante farlo in quel momento: e farlo fino in fondo.
Perché negli anni le aree grigie negli accordi rischiano di diventare nere, ma non solo: le persone cambiano, e chi ti sta vicino può semplicemente impazzire, o magari morire ed essere sostituito da un erede con cui tu non hai nessun rapporto.
Dunque, un accordo molto ben dettagliato è la prima cosa che tutela ambo le parti da eventuali “imponderabilità” che possono sempre accadere.
Ecco, questo semplice suggerimento di Grom, che a suo dire non è nemmeno una sua invenzione, è molto semplice da applicare: ma pochi, pochissimi lo mettono in pratica al livello di profondità che sarebbe necessario.
Per cui il mio invito è questo: se stai pensando di fare una società, spendi oggi del tempo per dettagliare cosa succede in caso la società non funzioni.
Perché come diceva un premio Nobel per la letteratura, France Anatole: “l’uomo prudente è quello che non ha speranze né timori per eventi incerti del futuro”.
E il motivo, aggiungo io, è perché li ha affrontati prima che accadessero.