Perché la domanda giusta NON è mai “cosa ho fatto di male meritarmi questo”?

 

Ok, non voglio raccontarti favole: possono esserci momenti veramente molto difficili nella vita di un imprenditore.

Momenti che non vorresti mai dover vivere.

Momenti dove ti viene da dire: “ma cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?”

Ricordo in particolare una volta, parliamo di circa il 2010, avevo un bel business Internet dove promuovevo un prodotto che andava veramente bene, usando il pay per click.

Si trattava di una guida che insegnava ad usare Google AdWords per ottenere di più spendendo meno.

E per promuoverla cosa usavo?

Beh, proprio Google AdWords.

Allora io ero tutto contento, il business funzionava quasi col pilota automatico, finché un giorno mi arriva questa email di Google e mi dice: “ok, da adesso il tuo account AdWords è sospeso per sempre. Questa decisione è irrevocabile. Non potrai più usare Google AdWords in vita tua.“

Ovvero: non potrai più fare pubblicità per la tua guida.

Cosa? Beh, pensa il mio stato d’animo del momento: all’epoca ero considerato un punto di riferimento su Google AdWords, avevo decine di campagne accese, e questi mi tolgono l’unica fonte di reddito che avevo in quel momento.

Mi sono sentito morire, e non scherzo.

In pratica era successo questo: ad un certo punto Google aveva deciso di tagliare account a destra e sinistra, anche quando questi avevano semplicemente un aspetto grafico simile a chi faceva marketing per
promuovere prodotti illeciti.

Ora siccome le mie landing page erano pubbliche ed io ero seguito da diverse migliaia di persone, va da sé che qualcuno aveva copiato e incollato proprio il codice delle mie landing page, e le aveva utilizzate per attività irregolari.

A quel punto l’algoritmo di Google aveva riconosciuto il codice della mia pagina e aveva bannato anche me.

Eh sì, ricordo che ho passato un Natale e ultimo dell’anno molto difficili.

Ma soprattutto mi ricordo che mi sono fatto troppe volte la domanda critica: “Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?”

Mi dicevo: cavolo io sono uno super attento.

Leggo le policy, cerco di usare claim puliti, ecc. ecc.

Insomma, sono l’ultimo che dovrebbe essere bannato da Google AdWords.

Tuttavia, dopo un po’ che cerco di capire, mi rendo conto che il problema lì non era trovare la risposta alla domanda “COSA HO FATTO IO PER MERITARMI QUESTO”.

Il problema era la domanda.

Sì, perché questa domanda è una domanda, innanzitutto, che ti crea stati emotivi molto nocivi per la tua salute, come il senso di ingiustizia, senso di rabbia, e molti altri del genere, ma soprattutto è una domanda che non ti porta da nessuna parte.

Cioè, va pure bene farsela in un primissimo momento, per capire se da quella situazione puoi effettivamente imparare qualcosa, ma poi, come ho già detto in un altro articolo, appena hai tirato fuori quello che devi tirare fuori e hai accettato la sconfitta, da quel momento in poi… basta!

A quel punto, l’unica cosa che ha senso fare è cancellare la domanda nella tua mente.

Ricordi come l’aveva chiamato coach Snyder in questo articolo?

…L’aveva chiamato “rumore di fondo”.

Sì, perché tra l’altro la verità finale è che ci sono ottime chances che non hai fatto proprio niente, o magari molto poco, per “meritarti questo”, ma ci sono talmente tante variabili nella vita di chi fa impresa che, come dicono gli americani: “shit just happens” (la merda capita e basta).

Dunque, l’unica cosa che ha senso fare per attivare il tuo Atteggiamento Imprenditoriale verso una soluzione, non è tenerla occupata chiedendosi “cosa ho fatto per meritarmi questo”.

Perché se tieni la tua mente occupata su quel punto, in pratica le impedisci di lavorare sull’unica altra domanda che ha senso farti in quel momento ovvero: “ok, ora come lo risolvo questo problema?”

Riflettici.